JPAGE_CURRENT_OF_TOTAL
Giuseppe Vacca ha fatto a Gramsci di Ales con questo suo libro – e di Angelo Rossi - Gramsci tra Mussolini e Togliatti (Fazi editore, 2007 d.C.) ció che Matteo ha fatto a Gesú di Nazareth col suo Vangelo (80 d.C.)
Matteo, per farsi comprendere e accettare dagli ebrei, ha insistito ideologicamente sugli elementi di continuitá tra Gesú giovane - Gesú ebreo - e Gesú maturo - Gesú fondatore di una nuova religione (storicamente superiore alle ‘Religioni del Sacrificio’ - compresa per ció la religione ebraica), la ‘Religione della Fraternitá’. Ma si é contraddetto, Matteo, e in maniera decisiva, quando ha testimoniato che il leit-motiv di Gesú era “E’ scritto... ma io vi dico…” (Mt, 5, 20-48). E’ scritto nei Libri Sacri, ma io vi dico che bisogna andare oltre i Libri Sacri, oltre la visione intellettuale e morale ebraica. L’esito del Vangelo di Matteo (e prima di Marco, e poi di Luca e di Giovanni) é stato la riduzione tradizionale del disegno riformatore di Gesú: il Gesú dei Vangeli é infatti ancora (per quanto?) Gesú Cristo, il Gesú del Sacrificio.
E Beppe che ha fatto con questo libro? Volendo farsi comprendere e accettare dai marxisti, ha insistito ideologicamente sugli elementi di continuitá tra Gramsci giovane - il Gramsci fondatore del PCd’I - e il Gramsci maturo - il Gramsci scrittore dei ‘Quaderni del carcere’, il fondatore della ‘scienza della storia e della politica’. Ora, é vero che tra il Gramsci giovane e il Gramsci maturo ci siano elementi di continuità, ma questi elementi sono secondari rispetto agli elementi di rottura del pensiero marxista e della pratica comunista.
La prova di quanto vado dicendo la porta proprio Beppe, onesto intellettualmente e moralmente com’é: nei ‘Quaderni del carcere’ Gramsci realizza “un vero e proprio mutamento di paradigma (...) una rottura epistemologica rispetto alla prima metá degli anni Venti”. Lo dice, Beppe, ma non ne trae tutte le conseguenze teoriche e politiche. E cosí, come Matteo riconduce (riduce) Gesú allo Jahwista, Beppe riconduce (riduce) Gramsci a Togliatti, il massimo interprete della continuitá Gramsci giovane – Gramsci maturo.
Il libro inizia per ció, conseguentemente, con una cruciale citazione da Togliatti: “Gramsci fu un teorico della politica, ma soprattutto fu un politico pratico...” Ora, é vero che “In ogni personalitá c’é una attivitá dominante e predominante: é in questa che occorre ricercare il suo pensiero, implicito il piú delle volte e talvolta in contraddizione con quello espresso ex professo.” (Quaderno 11) Ma quando Togliatti parla di Gramsci come politico pratico opera una proiezione psicologica e una riduzione culturale. Cosí fa Beppe. Cosí fa Matteo. E Gesú maturo? E Gramsci maturo? Aspettano, pazientemente e impazientemente, che la loro riforma intellettuale e morale sia riconosciuta e sviluppata. Ma questo comporta il superamento teorico e pratico del cristianesimo e del marxismo.
(Alias, 26 aprile 2008)
|