Fulmini e Saette. - Chiacchiere |
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Lasciamo stare i sordi e i ciechi, quelli che possiedono la certezza (religiosa) o la certificazione (ideologica) delle proprie credenze e idee, e quelli che erano incerti ma ora non ne sono più tanto sicuri. Con coloro che hanno orecchie per sentire e occhi per vedere, potremmo discutere (scuoterci reciprocamente le radici) e conversare (cambiare verso l’uno con l’altro), cioè svolgere quelle pratiche espressive-comunicative-trasformative che rendono la vita umana plastica e leggera.
Potremmo ascoltare e parlare. Di che cosa? Calma. Non mettiamo il carro davanti ai buoi. Non è questione “di che cosa” discutere e conversare. Così come non ci sono forme più nobili di altre in natura – come spiegava Galilei e mostrava Caravaggio - non ci sono argomenti più vitali di altri in cultura. “Con chi”, questo è il problema. Infatti le persone che amano discutere e conversare sono poche e sparse, e non da oggi: “Oh! Non c’è sventura più grande di questa antipatia per ogni discussione.” (Socrate secondo Platone).
Ma perché sono pochi questi orgogliosi di scuotere e trasformare le proprie credenze e idee, e molti quelli che le recintano e se ne vantano? Per superbia, per modestia, per viltà, per temerità. La maggioranza degli esseri umani preferisce chiacchierare (parlare in modo futile e inconcludente) e discorrere (correre qui e là). E così, nella nostra rigida e greve vita, rare avventure con rare persone. Il resto, il più, è un orrendo ammasso di preghiere, esibizioni, pettegolezzi, abiure: insomma chiacchiere.
(Alias, 27 maggio 2006)
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